Giorgio De Cesario e Mario Cassisa nel suo Atelier a Trapani
Nasce nel 1929 a Palermo
Muore il 12 Aprile 2008 a Trapani
Trapani, la città che aveva scelto come suo rifugio dopo un lungo pelegrinare in giro per il mondo. Uomo e artista sicuramente eccentrico e fuori dagli schemi, aveva studiato arte a New York con Mark Tobey. Di Tobey, conosciuto nel suo soggiorno a Seattle, seguirà la strada sia nei viaggi e nell’amore per la terra messicana, sia nella tecnica “all over painting”, ovvero del ricoprire l’intera tela, andando oltre la cornice e verso l’infinito…
Dalle culture precolombiane aveva attinto da esse citazioni e simbologie, mescolandole alla cultura visiva occidentale e in particolare alla cultura mediterranea con risultati di grande impatto visivo. La fondazione Orestiadi di Gibellina lo ricorderà il 4 Ottobre con una grande retrospettiva. Cassisa ha lasciato alla città di Trapani oltre 2000 lavori che un’associazione che porta il suo nome, promuoverà in sicilia e nel mondo.
Mario Cassisa aveva avuto la sua residenza in via Poeta Calvino n.23 a Trapani dove ha creato il suo Museo-atelier, per Cassisa l’arte e la vita sono un unico indivisibile. La sua ricerca di metodo ed espressività cominciò negli anni cinquanta studiando con Mark Tobey.
I suoi interessi in letteratura-antropologia-archeologia sono il sottostrato della sua attività pittorica. I suoi lunghi soggiorni all’estero: Giappone, Messico, Hawai, Nord America, Florida, Inghilterra hanno differenziato la sua produzione artistica che si può dividere nei seguenti periodo:
California: Pittura astratta 1959/1964;
Roma: Ricerca stilistica 1965/1968;
Boston: Fiori astali 1968/1970;
Messico: Maya-Azteca 1965/66 1977/79;
Florida caraibi: Totemica.Afro 1975/79;
Sicilia: chiese e monumenti 1980/1986;
Paris: Le parc de Mont Souris 1988/1990;
Sintesi XXI Secolo – Trapani 1992;
Le labyrinthe de la memorie – Trapani 1994;
Il suo pensiero:
Oggi alle soglie del 2000 l’intero universo sembra sfuggire alle conosciute regole della nostra logica, e la conoscibilità di molti fenomeni può diventare riconoscibile nel momento in cui viene stabilita la loro posizione. L’Intervento dell’osservatore e in questo caso dell’artista modifica l’ente osservato, come se questo ente non esistesse in se stesso, bensì solo in funzione dell’attenzione consacratagli dall’uomo. Nei mondi paralleli e quasi infiniti degli esseri quasi terrestri, la conoscenza della realtà diventa clamorosamente imperfetta: da notarsi l’imperfezione dei nostri miseri umani cervelli. Solo andando al di là della apparente realtà in una sintesi atemporale l’immaginario individuale facendosi carico di quello collettivo ferma il tempo nell’immagine pittorica e grafica. Un istante di permanenza – un punto fermo – nel flusso continuo instancabile del divenire: Ecco la nuova funzione della pittura alle soglie del nuovo millennio. Lo strumento di sintesi è comunione tra natura e uomo – tra uomo e l’universo sino a rendere
queste capacità creative istintive, ed uno strumento per la sopravvivenza della specie umana nel cosmo.
Mario Cassisa
Una breve storia di Mario Cassisa.
Il panorama della pittura contemporanea dominata da un diffuso gusto post- impressionistico del tipo Castrati e da non poco astrattismo del tipo De Chirico, fa spicco per la sua singolarità la pittura di un Siciliano, Joseph Mario Cassisa vissuto a lungo in America nella cui Università ebbe a specializzarsi nell’arte della decorazione e nei cui ambienti artistici ebbe a maturare la sua vocazione di pittore.
A Palermo dove è nato. compì con profitto tutti gli studi medi sino alla maturità classica e a Trapani ha ora edificato la sua holding artistica.
La sua pittura, di qui la sua singolarità è ispirata alla civiltà precoloenliana (l’america ha saputo custodirne il patrimonio più rappresentativo, basta per tutti il Columbus museum. dove si trova un “indian exibit and art gallery”). Si avvale dunque di un forte retaggio storico, divenuto figurativo anche e soprattutto attraverso la sua esperienza decorativa (un buon riferimento più specifico potrebbe essere quello della pittura maya caratteristica per la
stilizzazione di figure umane e animali col volto realisticamente evocato).
Per tutto questo i suoi quadri quasi tutti, offrono una felice sintesi di natura e di storia di creature animali e vegetali sollevate a dignità di simbolo, il tutto in una accesa fantasmagoria dei colori, che incidono sulle figure e si proiettano pure sullo sfondo, colori che richiamano in qualche modo anche le tinte di pittori nostrani come i macchiaroli: ma con un’intensità maggiore che è la significazione simbolica che il nostro pittore ha saputo dare loro.
Cassisa non è un solitario, se questa sua pittura richiama quella anch’essa di tipo precolombiano di Fida Caro, pittrice messicana morta negli anni ’50 nel momento in cui la sua arte aveva raggiunto il culmine. Era moglie dei pittore Diego Rivera.
La pittura della Caro rappresentano la pittura del Messico post rivoluzionario,influenzata molto dall’arte messicana precolombiana.
La pittura e la scultura di Cassisa hanno goduto di un recente successo come testimonia la mostra allestita a Palazzo Sieri che ha riscosso unanimi consensi sia di critica sia di pubblico, esibizione che segue alle 118 mostre organizzate in tutto il mondo.
In altre parole, Cassisa è un artista che ha saputo coniugare la significativa esperienza americana con la più autorevole poetica pittorica di tipo europeo, con risultati che ormai hanno guadagnato un larghissimo mercato, che indubbiamente il segnale più autorevole delle doti di questo artista.